Manganelli land

Nell’autunno del 2008 in molti atenei e scuole superiori italiane prende vita il movimento de L’Onda o Onda Anomala 🌊🌊

Al grido di “noi la crisi non la paghiamo” gli studenti si oppongono alla riforma di Maria Stella :star2: Gelmini, all’epoca Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca nel Governo Berlusconi IV, e in particolare al taglio di 3 miliardi nella ricerca, nella scuola, nell’università.

L’Onda è stato l’ultimo grande movimento nazionale studentesco. Da Milano a Bologna, passando per Torino, Roma e Napoli non c’era città in cui non esplodesse il conflitto. Piazze, strade, università: dove si poteva si occupava.

Il 22 ottobre il premier Berlusconi convoca una conferenza stampa: “Non permetterò l’occupazione delle università. L’occupazione di luoghi pubblici non è la dimostrazione dell’applicazione della libertà, non è un fatto di democrazia, è una violenza nei confronti degli altri studenti che vogliono studiare”.

Berlusconi chiarisce che la sua non è una mera affermazione di principio ma una vera dichiarazione di intenti: “Convocherò oggi il ministro degli Interni, e darò a lui istruzioni dettagliate su come intervenire attraverso le forze dell’ordine per evitare che questo possa succedere”.

Il giorno dopo a rincarare la dose arriva Francesco Cossiga, presidente emerito della Repubblica, in una intervista diventata tristemente nota al Quotidiano Nazionale.

“Maroni dovrebbe fare quel che feci io quando ero ministro dell’Interno. Bisogna lasciarli fare e ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che mandarli tutti all’ospedale. Non arrestarli, che tanto i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano”.

In estrema sintesi quindi: mentre il premier invoca un intervento delle forze dell’ordine per far smettere la protesta, un ex ministro dell’Interno che per posizione istituzionale ha l’obbligo di prevenire i reati, istiga a delinquere (art. 414 del codice penale) un altro ministro dell’Interno.

Sembra House of Cards ma era l’Italia.

E il presidente della Repubblica in carica, Giorgio Napolitano, che disse? Rispondendo a una lettera consegnatagli dagli studenti disse: “È indispensabile che su questi temi non si cristallizzi un clima di pura contrapposizione ma ci si apra all’ascolto reciproco, a una seria considerazione delle rispettive ragioni”.

Una risposta formale insomma e in linea con la carica ricoperta.

Flashforward: febbraio 2024

A Pisa gli studenti, che manifestano per la Palestina, vengono caricati e manganellati dalla polizia all’entrata di Piazza dei Cavalieri, nel centro storico della città.

I video dell’accaduto, diffusi in tutto il web, hanno generato una diffusa indignazione al punto che anche Sergio Mattarella, attuale presidente della Repubblica, decide di intervenire con una dichiarazione:

“Il presidente della Repubblica ha fatto presente al ministro dell’Interno, trovandone condivisione, che l’autorevolezza delle Forze dell’Ordine non si misura sui manganelli ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni.
Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.

È un evento assai raro che la prima carica dello Stato si esprima sull’ordine pubblico in una maniera così netta, come abbiamo visto nel confronto con l’ex presidente Napolitano, ma Mattarella è sempre stato un fortissimo estimatore della Costituzione.

Che all’articolo 17 dice infatti: “I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi”. Le libertà di riunione, manifestazione e sciopero sono le basi della nostra democrazia e del nostro assetto costituzionale.

E la premier Meloni?
Sei giorni dopo le botte agli studenti e il richiamo del presidente della Repubblica,
al Tg2 Post dichiara:

“Non si può parlare delle forze dell’ordine solo quando qualcosa non funziona perché in tutti gli altri casi, nei casi in cui ci sono stati 120 agenti di polizia che sono finiti all’ospedale, che sono stati feriti per garantire l’ordine pubblico la nostra incolumità e magari anche con stipendi inadeguati nessuno ha detto a loro grazie e allora forse è il caso di fare anche questo, dire grazie alle forze dell’ordine per il lavoro prezioso che fanno ogni giorno fermo restando che se poi qualcuno sbaglia chiaramente si deve intervenire e si deve sanzionare come prevede il nostro ordinamento. Penso che sia molto pericoloso togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra, è un gioco che può diventare molto pericoloso».

Un gioco?

Flashback: novembre 2008

Cossiga ritorna sul tema delle manifestazioni studentesche e scrive una lettera aperta di consigli all’allora capo della Polizia Antonio Manganelli:
“Un’efficace politica dell’ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti. Dato che un lancio di bottiglie o insulti contro le forze di polizia, l’occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non è cosa poi tanto grave, il mio consiglio è che in attesa di tempi peggiori -che certamente verranno- Lei disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l’odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L’Unità, li sorregge”.

Ricordiamocela bene questa frase per i prossimi giorni:

“Il consenso si forma sulla paura
verso i manifestanti”.

Se vuoi sapere quando le Forze dell’Ordine possono usare la forza ne parlo anche qui su Youtube!

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